RxISK: Incontrando i Dottori
Post pubblicato su RxISK: Encountering Doctors
17 marzo 2019
Così come il cervello ed il sistema nervoso umano sono campi in gran parte misteriosi e ancora da scoprire per la scienza odierna, il funzionamento antidepressivo delle molecole SSRI/SNRI non è stato ancora ben compreso e alcuni ricercatori ritengono che la teoria "serotoninergica" alla base di questi farmaci sia sbagliata.
Considerando le esperienze dei pazienti, per qualcuno funzionano, per altri funzionano un pò, per altri non funzionano affatto. Si va a tentativi prima di trovare, se c'è, quello "adatto" a sollevare l'umore.
I possibili effetti collaterali idem, sono molto soggettivi.
E quasi ogni effetto collaterale può essere messo in dubbio, mal interpretato, o facilmente spacciato da uno psichiatra come un sintomo di malattia psichiatrica, anche laddove l'insorgenza del sintomo fosse nell'esperienza diretta del paziente palesemente connessa all'assunzione del farmaco.
Il paziente psichiatrico viene facilmente trattato da persona la cui parola e le cui idee non sono affidabili. Dunque se il paziente riporta l'insorgenza di un effetto indesiderato collegato ai farmaci, uno psichiatra spesso come prima cosa ama mettere in dubbio il fatto che si tratti di un effetto collaterale: potrebbe anche essere un sintomo della malattia.
Un Crimine Perfetto
Se questo accade con effetti collaterali comuni e presenti anche nei foglietti illustrativi, figuriamoci cosa accade nei casi in cui le conseguenze dannose dell'assunzione di un farmaco persistono dopo la sua sospensione.
Le sindromi da astinenza e le sindromi post-SSRI sono ancora poco documentate in letteratura, non presenti sui foglietti illustrativi e la maggior parte degli psichiatri le ignora, dunque facilmente tende a considerare il paziente che teme di essere stato "rovinato" un disturbato, farneticante, autosuggestionato, da rimettere al più presto su psicofarmaci.
Entriamo nel campo, potremmo dire, di un "crimine perfetto".
Il farmaco ti ha danneggiato in un modo che è evidente solo e soltanto a te che lo vivi sulla tua pelle, e non perché sei un pazzo immaginario, ma perché non vi sono, a oggi, strumenti diagnostici capaci di mettere in luce il danno che hai subìto.
Dove sta il problema, quando uno che ha precedentemente assunto un antidepressivo si ritrova, praticamente, castrato chimicamente, con anestesia genitale, disfunzione erettile e anorgasmia o orgasmo senza piacere, mai sperimentati prima?
Le esperienze cliniche di questi pazienti, i rimbalzi tra gli studi medici, hanno mostrato che i comuni esami e strumenti non riescono a evidenziare l'anomalia né tanto meno a mettere in luce l'eziologia dei sintomi; dunque non c'è a oggi una diagnosi di Disfunzione sessuale post-SSRI.
E se si ascoltano i medici, si torna allo studio dello psichiatra, pronto a dirti che si tratta di sintomi psichici e che sei da curare con psicofarmaci...magari proprio gli stessi che ti hanno causato il problema.
Molti psichiatri sono convinti - o preferiscono ritenere - che i danni iatrogeni provocati dalle loro (adorate) prescrizioni non esistano.
Sì, forse lontano lontano, qualche raro caso di discinesia tardiva con qualche antipsicotico... Ma se tu, malato di mente, hai smesso di assumere un SSRI e ora vieni a lamentarti da me perché non hai più l'ombra di un'erezione nonostante desideri scopare come prima, io non posso che dirti che tu abbia qualche bel problemino di ansia, depressione e psicosomatizzazione da curare riassumendo il farmaco.
A poco vale spiegare che prima del farmaco non si aveva mai sperimentato neanche l'ombra di simili disfunzioni!
Lo sai, caro paziente psichiatrico, che l'abbassamento di libido è un sintomo molto comune della depressione?
Lo sai che l'eiaculazione precoce e la disfunzione erettile sono sintomi comuni causati dall'ansia?
Lo sai che più ci pensi e ti focalizzi sul problema e meno hai possibilità di guarirne?
Lo sai che l'ipocondria?..Lo sai che le psicosomatizzazioni?..Lo sai che su internet trovi di tutto e di più?
Non importa: entra da un'orecchio ed esce dall'altro, spiegare che "prima del farmaco".
La tua parola non è affidabile, caro il mio paziente impotente; o in fondo, magari.. mi è troppo comodo negare che tu possa essere stato rovinato dalla mia prescrizione.
Mi allunghi dei fogli con degli studi di letteratura medica che hai trovato su internet e mi preghi di leggerli, te li respingo dicendoti che sono solo "casi aneddotici". Stai forse cercando di mettere in dubbio le mie competenze?
Ma guarda...continui a cercare di "farmi capire"! Cosa vuoi che ti venga a dire? Che sì, forse ti è davvero andata male? Che ti ho dato un veleno che ti ha rovinato forse per sempre? E che adesso non ho uno straccio di soluzione da offrirti per riparare questo danno? Non risolverebbe il tuo problema e soprattutto ammetterei la mia colpa di non averti messo al corrente dei rischi, non sono così scemo. In questi casi, meglio tergiversare, confondere la verità, lasciare chiuso il vaso di Pandora.
Hai fatto le analisi del sangue e gli ormoni sono al loro posto; sono uno psichiatra e ti dico che l'anestesia genitale (qui un sogghigno mi sfugge) è nel tuo cervello! E per questo sì che ti posso aiutare (mi gonfio di orgoglio), perché sono un medico che se ne intende, e in base ai tuoi sintomi ti prescrivo uno psicofarmaco adeguato (e qui mi sfrego le mani), poi vedi come va.
Sì, vedi come va. Perché rischiare di restare danneggiati in modo permanente, è incluso in un innocuo e leggiadro "vedi come va"! Tanto, in caso di effetti indesiderati lo puoi sempre togliere; tanto non esiste il rischio di ritrovarsi rovinati anche da sole poche dosi.
E se mai esistesse, sarebbe qualcosa di così invisibile e segreto che io sarei al sicuro in ogni caso. Perché anche se tu rimanessi rovinato non avrai modo per dimostrarlo; nessuno lo riconoscerà, io non lo riconoscerò, non lo crederò possibile o preferirò non crederci, oppure, magari sotto sotto ci crederò...ma col cazzo che mi sentirò in colpa. Io ho seguito l'etichetta e le indicazioni della casa farmaceutica, io ho fatto bene il mio lavoro, punto.
Eh, come è sfortunata la vita di questi poveracci psichiatrici... Ma ci mancherebbe solo che io mi facessi scrupoli di coscienza e mi sentissi in colpa, così poi quello da curare sarei io!
Solo PSSD?
Un numero di studi e articoli sono giunti di recente sul problema più generale dell'ascolto dei medici. Un aspetto è stato descritto sul sito di Mad in America questa settimana: Come i pazienti sollecitano cambiamenti di farmaci, che ha un articolo di accompagnamento.
Questo non dipinge i medici in una luce così cattiva - forse perché doveva essere pubblicato.
C'è una letteratura più ampia che risale a 20 anni fa dall'Istituto di Medicina e altri che dicono che i dottori semplicemente non ascoltano - su eventuali effetti collaterali. Quindi non è una scoperta solo di RxISK. Uno dei migliori articoli su questo è chiamato The Silence.
Fonte: https://rxisk.org/encountering-doctors/